Eterno Mourinho-Barça Storia d'amore e battaglie

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view post Posted on 21/4/2010, 17:38

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MILANO, 21 ottobre 2010 - Da ieri Madrid è un po' più vicina, ma anche più lontana. Vicina per l'Inter, che sogna la finale, lontana per Mourinho, la cui storia in nerazzurro potrebbe durare più a lungo, con buona pace del Real. E non è un caso che, in questa nuova tappa fondamentale della carriera del tecnico portoghese di mezzo ci sia il Barcellona. C'è sempre il Barça al centro di tutto, dagli esordi alle battaglie di Champions. Ora Mou non perde occasione per tessere le lodi di quello che è "mes que un club", in passato i suoi strali dialettici piovevano copiosi sulla Catalogna. Estratti dalla conferenza stampa dopo il trionfo di San Siro: "Xavi? Non posso avere problemi con lui, lo conosco da 15 anni. Colmato il gap col Barcellona? Beh, no, loro sono una scuola di calcio e di vita, crescono giocatori e uomini. Avete mai visto Xavi, Iniesta o Messi fare qualcosa di sbagliato fuori dal campo? Lì si insegna a vivere".




"il chico martini" — Si insegna a vivere e ad allenare. José cominciò lì a trasformarsi da interprete a mago della panchina. Era il '96, Robson approda al Barcellona: si porta dietro un ambizioso assistente di 33 anni, che quattro anni prima era stato assunto prima come interprete, poi come apprendista stregone, quando l'ex c.t. inglese passa allo Sporting Lisbona. In Spagna lo chiamano "il Chico Martini", per indicare una specie di playboy alla moda per look e conquiste. Lui intanto studia e inizia a riempire taccuini di appunti e di tattiche. Continua anche con Van Gaal, da cui apprende molto, comprese lo stile nelle sparate da antipatico. Conosce Guardiola, vede i giovani Xavi e Iniesta, impara ad apprezzare la "scuola Barcellona". Nel 2000 inizia a a camminare da solo, in patria. Quando l'olandese nel 2003 è licenziato, Robson chiama l'allora presidente del Barça, Gaspart, con un consiglio: "Prendi Mourinho, si può liberare dal Porto, è il migliore". Gaspart prende Antic, qualche tempo dopo lascia la presidenza a Laporta, mentre José alza la coppa Uefa col Porto. E' l'inizio dell'ascesa.


Rijkaard e frisk, messi e il teatro — Fin qui l'amore, ma arriveranno anche i tempi dei litigi, delle battaglie. Concentrati in due anni, dal 2005 al 2006: Mourinho è alla guida del Chelsea, il Barcellona è risorto con Ronaldinho in campo, Rijkaard in panchina, Laporta alla tolda di comando. Le palline di Nyon, per i sorteggi Champions, per due volte dicono Chelsea contro Barcellona, negli ottavi di finale. Primo incrocio, anno 2004-2005: i catalani vincono l'andata in casa 2-1, arbitra Frisk. Mourinho salta la conferenza stampa per protesta, poi accusa: "Ho visto Rijkaard entrare nello spogliatoio dell'arbitro, e infatti dopo li ha aiutati". Due turni di squalifica, minacce di morte all'arbitro, che decide di ritirarsi. Rottura totale: "La mia storia come allenatore non può essere paragonata a quella di Frank Rijkaard. Lui ha zero trofei, mentre io ne ho tanti". Al ritorno Mou vincerà 4-2, Collina arbitro, stavolta criticato dal Barcellona. la corsa del Chelsea prosegue fino alle semifinali. Un anno dopo, la rivincita: sempre ottavi, andata a Barcellona. Mou la apre così: "Il Barcellona è un grande club. Ma in 200 anni di storia hanno vinto solo una Champions League. Io alleno da qualche anno e ho vinto lo stesso trofeo". Finisce 1-1, al ritorno vince il Barça 1-0, espulso Del Horno per un fallo su Messi. José si infuria: "In undici contro undici non ci hanno mai battuto. Barcellona è una città piena di cultura con tanti grandi teatri e questo ragazzo (Lionel Messi) ha imparato molto bene a recitare". Il Barça poi vince la coppa. Da allora ogni volta che Mourinho entra al Camp Nou viene accolto da un irrisorio "Mourinho, vieni a teatro", spesso mentre i catalani fanno torello.

ritorno al campo nou — Il prossimo ritorno, con l'ira catalana per l'arbitraggio di Benquerença, si preannuncia caldo. Mourinho non avrà problemi ad attirare l'attenzione su di sé. Non va più alla guerra col Barcellona, ma la finale può valere qualche schermaglia. Ed esultare al Camp Nou, come fece correndo per il campo per un gol di Drogba, potrebbe non aver prezzo.
 
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