BOSTON (Stati Uniti), 10 giugno 2010 – “Pierce ha perso la bussola”. Persino il Boston Herald non la fa passar liscia al capitano biancoverde, che dopo la vittoria sul campo nemico in gara-2 aveva fatto sapere che i Celtics “non sarebbero tornati a Los Angeles”. Ora gli conviene sperare che accada, perché, in caso contrario, vorrebbe dire che i Lakers festeggerebbero il titolo domenica sul parquet del Garden. Il californiano, ma ormai bostoniano d’adozione, sta faticando tremendamente in queste finali.
magro bottino — “Niente a che vedere con la marcatura di Ron Artest – si difendeva ieri Pierce –. Ho solo affrettato dei buoni tiri. Non sta facendo niente di speciale, solo le stesse cose che hanno fatto tutte le altre squadre che mi hanno affrontato nei playoff. È semplicemente una coincidenza che le mie statistiche siano in calo”. Gli si può dare ragione per gara-3, quando è stato limitato dai falli e non è riuscito a sbloccarsi in avvio neppure quando a preoccuparsi di lui c’era Luke Walton e non il miglior difensore della lega. Ma nelle due partite di L.A., a dire il vero la marcatura asfissiante di Artest si era fatta sentire eccome. Pierce parla di cifre: nel primo turno contro Miami ha tirato con il 45.7% con una media di 19.6 punti a partita, scendendo a 34.5% e 13.5 contro Cleveland (e LeBron, suo avversario diretto), risalendo a 51.2% e 24.3 contro Orlando. In finale viaggia con il 36.1% e 16.3 punti, bugiardi. Perché molti sono arrivati a cose fatte sia in gara-1 che in gara-3 (7 nei 40” finali dopo il gioco da 3 punti di Fisher che aveva chiuso i giochi).
Pierce ed Allen, fra i più deludenti dei Celtics in gara-3. Reuters
Pierce ed Allen, fra i più deludenti dei Celtics in gara-3. Reuters
big three sgonfiati — “Sto tirando male ma cerco di contribuire in altri modi - continua lui -, difendendo, prendendo rimbalzi. Certo, posso fare di più, ma per vincere ci vuole l’apporto di tutti, non solo il mio”. Vero, il successo in gara-2 era stato l’ennesima esaltazione dell’Ubuntu, l’insieme che è più forte della somma delle parti, il motto africano che li portò al titolo nel 2008. Sinora i Celtics non hanno mai giocato una partita di finale nella quale i Big Three abbiano dato contemporaneamente un apporto significativo. Anche se, lo abbiamo detto e lo ripetiamo, il barometro di questa squadra resta Rajon Rondo. Che può esprimere il suo pazzesco talento solo se Boston vince la lotta a rimbalzo e riesce a correre. Non a caso, la squadra che si è imposta sotto i tabelloni ha vinto ciascuna delle prime tre sfide. Stanotte i biancoverdi non potranno permettersi di perdere, ancora più che in gara-2. Finire sotto 1-3 con le eventuali ultime due partite a L.A. vorrebbe dire aver solo la chance di prolungare poi l’agonia. Quali Celtics vedremo? Impossibile capirlo. Nemmeno loro lo sanno. Senza dimenticare che qualcosa da dire sul rendimento dei ragazzi di Doc Rivers lo avranno anche quelli che vestono la maglia gialloviola…
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